Fran Drescher è tornata alla ribalta.
L’attrice 63enne, sopravvissuta al cancro e divenuta sostenitrice di associazioni non profit, è tornata ancora una volta alla ribalta della cronaca perché lo spettacolo che l’ha resa famosa è finalmente disponibile in streaming (solo per il pubblico degli Stati Uniti purtroppo!)
La scorsa settimana, sia i fan di vecchia data che i nuovi fan hanno potuto guardare tutto d’un fiato l’adorata sitcom della CBS sulla signora che veste in rosso quando tutti gli altri indossano il marrone (questa frase é presa dalla sigla inglese: she’s the lady in red when everybody else is wearing tan)
In tandem con l’arrivo de “La Tata” su HBO Max, abbiamo parlato con Fran Drescher dei suoi episodi preferiti della popolarissima serie, così come dei suoi episodi meno preferiti.
“Prima di tutto, sono molto grata”, ha detto a TODAY parlando della rinascita della popolarità dello show con il suo debutto su HBO Max. “Perché è un miracolo. Era destino che succedesse. Era destino che diventassi famosa solo per poter fare tutte le altre cose che faccio e avere una piattaforma da cui farle”.
Alla domanda sui suoi episodi preferiti, ha subito nominato il primo episodio.
“Il primo episodio è stato fantastico, perché una volta girato volevi davvero tornare e passare più tempo con quelle persone che avevi appena incontrato”, ha detto. “Ma c’era davvero zero budget. Non volevano darci i finanziamenti necessari, quindi abbiamo praticamente preso in prestito tutto ciò che potevamo e poi, una volta che la serie fu confermata, è stato solo allora che abbiamo realizzato la sigla con l’animazione diventata poi molto famosa. È stato in quel momento che abbiamo ottenuto quel bellissimo set con la scala curva e tutto il resto”.
(Nel primo episodio infatti la scala é a sinistra del set, così come la porta d’ingresso – e tutto il soggiorno di casa Sheffield é diverso).
Fran Drescher ha aggiunto che c’erano 150 modi diversi in cui il primo episodio avrebbe potuto essere realizzato, ma la storia complessiva doveva essere raccontata nel modo più sintetico e diretto possibile.
“Quindi quello che accade nel primo episodio è molto condensato, abbiamo cercato di dimostrare che Francesca Cacace è questa giovane donna dal cuore grande, splendida, civettuola, un po’ egocentrica che cambia la vita di questa famiglia e trasforma quella casa in una vera casa”, ha spiegato Fran. “Questo è ciò di cui parla l’intera serie ed era tutto nel primo episodio, e quindi c’era da capire come raccontare quella stessa storia in ogni singolo episodio. Nessuno vuole davvero vedere altro. Questa è una sitcom”.
L’altro episodio memorabile che Drescher adora è nella terza stagione, l’episodio 18, intitolato “Bruttina però tanto cretina” in italiano (e “Val’s Boyfriend” nella versione originale). Questo episodio presenta una scena piuttosto indimenticabile in cui Francesca prova il sushi per la prima volta a cena fuori con C.C. Babcock. La commedia fisica della Drescher qui è seriamente al suo massimo livello, le sue espressioni facciali animate sono qualcosa da cui qualsiasi aspirante attore potrebbe imparare.
“L’altro episodio che ho adorato è quando vado con C.C. a mangiare sushi, e non ho mai mangiato sushi prima, mangio il wasabi e mi libera completamente il naso”, ha commentato l’attrice. “Questo, per me, è diventato come le caramelle sui nastri trasportatori di ‘I Love Lucy.’ (uno show degli anni 50 che la Drescher ha detto di aver ispirato la sua carriera da attrice). Tutti lo menzionano ovunque io vada. Quindi posso dire che è una di quelle cose memorabili”.
Un fan ha concordato questa settimana in un tweet andato poi virale, scrivendo: “la gag in cui Francesca ingoia un pezzo di wasabi è più divertente di qualsiasi cosa mai fatta”.
La Drescher ha anche aggiunto di ricordare con piacere le molte volte in cui si è vestita come un altro personaggio durante lo show, o le tante guest star che sono apparse durante la serie, tra cui Rosie O’Donnell, Elizabeth Taylor, Bette Midler ed Elton John.
Parlando invece del suo episodio meno preferito, Drescher ha faticato a trovarne uno specifico, ma poi ha descritto un sentimento più viscerale che ha segnato la sua risposta. “Alcuni episodi mi ricordano quando stavo attraversando momenti difficili della mia vita, e il personaggio era in una condizione molto più felice per me in cui fuggire quando il mio matrimonio stava andando in pezzi, o quando mi sentivo come se stessi avendo sintomi che non sono stati diagnosticati correttamente”, ha detto.
Nel 1999, lo stesso anno in cui finì La Tata, a Fran fu diagnosticato un cancro all’utero dopo essere stato mal diagnosticato per più di due anni.
“Così è stato in particolare verso la fine della serie. La mia vita privata non era per nulla felice. In realtà ero malata ma non mi era ancora stata diagnosticato niente nonostante passassi da un dottore all’altro”, ha commentato l’attrice. “Come se non bastasse, il mio matrimonio stava andando in pezzi. Ero stata con Peter (Marc Jacobson, produttore de La Tata e marito della Drescher) da quando avevo 15 anni ed è stato un periodo molto doloroso, non ero abituata a stare da sola o per conto mio, ed è stato davvero un enorme periodo di transizione, pieno di tanto dolore”.
“Le persone non si rendono conto che gli attori hanno una sorta di doppia vita. Molto spesso quell’episodio, quel film o quella scena ti ricorderanno cosa stava succedendo dietro le quinte durante quel periodo della tua vita, e tu sei davvero l’unica che porta quell’esperienza nella testa”.
Al momento la Drescher sta vivendo una vita fantastica, sentendosi benedetta e grata per ogni opportunità e ogni sfida che ha dovuto superare. Le prove e le tribolazioni della sua vita l’hanno ispirata a diventare una feroce sostenitrice della comunità LGBTQ e della sua organizzazione Cancer Schmancer, un’associazione la cui missione é che tutti riescano ad avere una diagnosi precoce di ogni tipo di cancro.
“Ho sempre la sensazione che se non sfrutti la tua fama per una causa più grande, allora la stai davvero sprecando”, ha detto. “Le cose brutte accadono, e se riesci a trasformarle in modo positivo, se riesci a trasformare il dolore in uno scopo, che siano cose ovvie che devono essere difese come le libertà civili o diventi un difensore della salute, allora ciò ti aiuterà a dare un senso a ciò che è insensato e renderà più profonda la tua esperienza di vita, davvero.”
“Penso che sia questo il senso della vita.”
Tradotto e liberamente adattato da Today.com
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